© Copyright – Artetradizionepresepio
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Nuovo Passo Passo (2.3) in Risorse Tecniche (Vegetazione)
/in Passo-Passo /da artetradNell’ambito delle “Risorse Tecniche” (Sezione “Vegetazione”) è stato pubblicato un nuovo Passo-Passo (2.3) relativo alla descrizione per la realizzazione di un albero da 30 cm. Buon lavoro!
Bassano del Grappa: museo Civico. Fuga in Egitto di Jacopo da Ponte
/in News /da artetradAl museo civico di Bassano del Grappa rivivono dal 3 dicembre, in forma di opere e testi, le vicende della famiglia che ha segnato profondamente la pittura del Rinascimento veneto e che ha reso celebre nel mondo la città di Bassano. La mostra prevede una forma inedita poiché alle opere pittoriche si affianca la storia dei loro autori e dei luoghi che hanno nutrito la loro opera. Per questo mese di dicembre ci concentriamo su La Fuga in Egitto che fu commissionata a Jacopo Da Ponte dal rettore della chiesa bassanese di San Girolamo. La tela costituisce la prima redazione di un soggetto replicato più volte dall’artista e qui ripreso nel momento successivo all’apparire in sogno a San Giuseppe dell’angelo annunciante il volere divino. La Sacra Famiglia fugge dalla furia omicida di Erode immersa in un’alba fredda, accompagnata da tre pastori con le provviste. Il fascino è racchiuso nell’ampio paesaggio con il melo al centro dietro la Vergine, il ciliegio e il querciolo a sinistra, i fiori in primo piano, esaltati nel loro potere simbolico di preludio all’incarnazione di Cristo. Il fascino del dipinto, acclamato da tutta la letteratura, sta nell’essenzialità del racconto e nella cristallina purezza della luce, che dal retro illumina i personaggi.
Tratto in parte da http://artsup.com
Palazzo patriarcale di Udine: G. Tiepolo – La cacciata degli angeli ribelli
/in News /da artetradIl mese di settembre lo dedichiamo ad una visita al palazzo Patriarcale di Udine per ammirare un affresco di Gian Battista Tiepolo: La cacciata degli angeli ribelli. Esso si trova al centro del soffitto rettangolare dello Scalone d’onore, la cui costruzione era stata ultimata appena un anno prima (1725). La grandiosa composizione, a sviluppo marcatamente verticale, campeggia all’interno di un’ornamentazione in stucco del ticinese Antonio Stazio uno dei più raffinati decoratori allora attivi in ambiente veneto. L’arcangelo Michele campeggia nella parte alta dell’affresco centrale, con la fiammeggiante spada sguainata, e le ali spiegate, sullo sfondo di nubi squarciate dalla luce divina. Più in basso, in un groviglio umano che ricorda il Michelangelo del Giudizio Universale, quattro angeli ribelli sono precipitati verso l’abisso, mentre i loro corpi stanno già subendo l’orrenda metamorfosi che li renderà dei demoni. Lucifero, in particolare, isolato all’angolo inferiore sinistro, sembra addirittura proiettarsi al di fuori della cornice del dipinto. La fresca limpidezza dei colori, rievoca la serena luminosità dei dipinti del Veronese e, da allora in poi, caratterizzerà tutta la produzione pittorica del Tiepolo.
Venezia – chiesa di San Stae. Giovanni Battista Piazzetta: San Giacomo condotto al martirio
/in News /da artetradLa chiesa di San Stae (Eustachio) si affaccia sul Canal Grande e, pur non avendo un particolare significato architettonico è un punto di riferimento ben riconoscibile per i turisti. Vale la pena di fare una visita a questa chiesa appena defilata rispetto agli itinerari tradizionali di Venezia. I pochi che entrano hanno infatti una sorpresa: nel presbiterio si trovano dodici scene della vita degli apostoli, affidate ad altrettanti pittori del primo Settecento, in un confronto di grande suggestione. Fra tutte quella di Piazzetta (1683-1754) emerge come la più vigorosa e brutale. Con uno stile drammatico e ricco di chiaroscuri, l’opera raffigura san Giacomo, riconoscibile per gli attributi del libro e del bordone, il bastone da pellegrino, mentre viene trattenuto violentemente da uno dei carnefici. Carico di energia è il contrasto tra il muscoloso aguzzino e il Santo che, patrono dei pellegrini, continua imperterrito a procedere.
Tintoretto: Il trafugamento del corpo di San Marco – Gallerie dell’Accademia a Venezia
/in News /da artetradIl 31 di gennaio si celebra la ricorrenza del trafugamento del corpo di San Marco dall’Egitto a Venezia con un espediente che è passato alla storia. Andiamo ad ammirarlo alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
E’ un dipinto di Tintoretto eseguito tra il 1562 ed il 1566 e custodito nelle gallerie dell’Accademia di Venezia. In questa tela è rappresentato il momento in cui alcuni cristiani di Alessandria d’Egitto approfittando di una tempesta che sconvolge la città, portano via il cadavere di San Marco salvandolo dal rogo a cui era destinato. In primo piano sono raffigurati i cristiani che sorreggono il corpo in posizione orizzontale: da notare che Tintoretto decide di rappresentare le spoglie mortali prive del livore cadaverico e per nulla soggette alla putrefazione (la stessa cosa accade nel Ritrovamento). Appena dietro il gruppo si vede un dromedario imbizzarrito a causa della paura per il fortunale incombente, tenuto a fatica legato da un uomo caduto in terra; alle sue terga si nota una catasta di legname, la pira sulla quale avrebbe dovuto essere bruciato il corpo. Sullo sfondo è rappresentata una città (ispirata ai progetti del Sansovino per la sistemazione di Piazza San Marco) con un fastoso edificio e un grande porticato entro il quale alcune persone corrono a ripararsi dalla tempesta. Il cielo, infine, è oscurato da nubi scurissime tra le quali si vedono fulmini e saette.
Come accadeva per il Ritrovamento nel dipinto è evidente l’importanza donata alla prospettiva, il cui punto di fuga è sottolineato dalla disposizione delle architetture rappresentate. La scelta dei colori è piatta, le ombre solo accennate; le tonalità sono più scure nei soggetti vicini mentre rendono le figure bianche o quasi trasparenti se in secondo piano o sullo sfondo. Il cielo è costellato di nubi a causa del forte temporale e assume una tinta rossastra; nel dipinto è inoltre presente un autoritratto dell’autore, l’uomo barbuto presente al fianco del cammello, identificato anche come Rangone, guardiano della Scuola Grande di San Marco.
Nuovo Passo-passo: realizzare un’agave (metodo con la carta)
/in News /da artetradNell’ambito delle “Risorse Tecniche” (sezione “Vegetazione”) è stato pubblicato un nuovo Passo-Passo (2.6) relativo alla descrizione per la realizzazione di un’agave con il metodo della carta. Buon lavoro!
Alcune mostre di arte presepiale da visitare nel Veneto per Natale 2021
/in News /da artetradQuest’anno, dopo la forzata pausa del 2020 a causa della pandemia per coronavirus, si può tornare a visitare qualche mostra di arte presepiale. Ne segnaliamo, di seguito, alcune del Veneto, per le quali nella nostra sezione apposita, si possono trovare tutte le informazioni di dettaglio con giorni e orari di apertura. Tranne a Padova, in tutte le altre rassegne, sono presenti alcune nostre realizzazioni.
Firenze: Galleria palatina di Palazzo Pitti. Il martirio di Sant’Andrea di Carlo Dolci
/in Percorsi d'arte /da artetradIl 30 del mese di novembre è dedicato a Sant’Andrea, motivo per il quale dedichiamo questa recensione a un dipinto in sua memoria, conservato nella galleria palatina di Palazzo Pitti a Firenze e datato 1646. La scena, ispirata alla Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, illustra il momento immediatamente precedente alla crocifissione, allorché il Santo viene denudato delle vesti mentre gli aguzzini sistemano i pali di legno cui sarà appeso. La concitata, affollatissima azione viene tradotta da Dolci in brani di emozionata verità, che leggiamo tanto nelle espressioni del santo, dei carnefici e dei rimanenti astanti – molti dei quali sono veri e propri ritratti – quanto nella resa pittorica lenticolare e minuta, attenta a particolari quali l’abbigliamento curatissimo dei protagonisti e la qualità materica del tronco. Sullo sfondo, nel coro di comparse che assistono all’evento, si distinguono due figure, inquadrate dentro l’arco definito dalle gambe del giovane col cappello in primo piano. Una di queste, con il copricapo rosso, trascrive fedelmente l’Uomo con pelliccia e berretto di Tiziano.
Una iscrizione in basso a destra indica, oltre al nome del pittore, la data 1646.
Tratto da: www.uffizi.it
Bologna. Pinacoteca nazionale: La strage degli innocenti di Guido Reni
/in Percorsi d'arte /da artetradOttobre ci porta a visitare la Pinacoteca Nazionale di Bologna per ammirare un dipinto di Guido Reni del 1615, originariamente destinato alla cappella Berò della chiesa di San Domenico. Dopo esser stato trasferito al Louvre a seguito delle spoliazioni napoleoniche, fu restituito e portato dove tuttora si trova.
Il dipinto si basa sull’episodio della strage degli innocenti, narrato nel Vangelo di Matteo; la costruzione concitata mostra più eventi racchiusi in uno spazio limitato, accrescendo quindi uno stato di confusione e agitazione.
Due soldati uccisori, uno ritratto di spalle mentre si getta su una donna urlante e uno chinato verso le madri con i loro figli, tengono stretti nella destra dei pugnali con i quali sono in procinto di massacrare i corpi dei fanciulli. Le madri reagiscono in maniera differente alla minaccia: la prima donna in alto a sinistra ha il volto sfigurato in urlo a causa della violenza subita dal soldato che le strappa i capelli e tenta la fuga, un’altra scappa verso destra abbracciando il figlio e una nell’angolo in basso a sinistra lo sostiene sulle spalle; una madre tenta di ostacolare il soldato opponendogli la mano sinistra, mentre la donna in ginocchio prega sui corpi dei bambini uccisi con la faccia rivolta verso il cielo.
L’artista ha voluto caratterizzare esclusivamente i volti delle madri e dei bambini, in maniera tale da sottolineare il sentimento doloroso e da escludere gli assassini dal contesto emotivo della scena. Inoltre, Reni serba per i carnefici l’ombra sui volti e la luce sulle braccia e sulle mani, nel tentativo di sottolineare la brutalità della scena e la freddezza degli esecutori. Il punto di fuga, situato in prossimità della mano del carnefice di sinistra vuole ricondurre alla violenza il motore dell’episodio sanguinario.
Il dipinto presenta, nonostante le dimensioni della tela (268x170cm), una chiara geometria compositiva: oltre alla particolare posizione del punto di fuga, due triangoli opposti possono descrivere la collocazione e le inclinazioni delle varie figure.
La statuaria conformazione dei corpi e l’utilizzo della tecnica del drappeggio per gli abiti e i mantelli dei personaggi, assieme alla rappresentazione di volti distrutti dal dolore ma perfettamente composti e anatomicamente impeccabili, rende difficile all’osservatore cogliere la reale drammaticità della scena.
Da http:/www.it.wikipedia.org
Pieve di Cento (BO): Collegiata di Santa Maria Maggiore – L’annunciazione del Guercino
/in Percorsi d'arte /da artetradQuesto mese la meta del nostro itinerario artistico è L’Emilia Romagna tra Ferrara e Bologna è precisamente Pieve di Cento. Andremo ad ammirare un dipinto di Giovanni Francesco Barbieri (detto il Guercino) ritenuto uno degli artisti più rappresentativi della fase matura del barocco. Si tratta dell’Annunciazione, un dipinto olio su tela realizzato nel 1646 sito nella Collegiata di Santa Maria Maggiore di Pieve di Cento. La tela e l’altare omonimo furono collocati nella Collegiata in occasione del ventennale del Crocifisso miracoloso. La tela è composta su due livelli, in quello inferiore è raffigurata la Vergine inginocchiata, assorta nella preghiera e nella lettura di libri sacri in un ambiente domestico, alla sua destra un tavolo corredato dalla tovaglia mentre alla sinistra una porta aperta su una città turrita immersa nel verde dei boschi. La giovane indossa un abito rosso segno della passione, ed è completamente avvolta da un manto blu.
La parte superiore, esattamente sopra la Vergine, è raffigurato l’Arcangelo Gabriele in volo, e con il capo girato verso l’alto dove è raffigurato, sopra una grande nuvola, Dio padre. Questa particolarità un poco unica, differente da ogni altra raffigurazione dell’Annunciazione, rende particolarmente importante la tela. L’angelo, anziché dare il Messaggio, deve ancora raccogliere le istruzioni divine su cosa deve annunciare alla donna. I medesimi colori nei tessuti dell’abito della Madonna, il Guercino li riprese dieci anni dopo, nell’Immacolata Concezione del 1656, conservato nella Pinacoteca Civica F. Podesti di Ancona, riprendendo anche le fattezze di Dio posto sopra di Lei.
Tratto da: http://wikipedia.org
Pinacoteca di Volterra. La Deposizione dalla croce di Rosso Fiorentino
/in Percorsi d'arte /da artetradIn questo nostro itinerario artistico di giugno raggiungeremo la medioevale Volterra per ammirare un dipinto molto particolare, poiché pur essendo un manifesto del manierismo di 500 anni fa, è un pezzo di “cubismo” in anticipo di secoli. La Deposizione dalla croce è infatti un dipinto a olio su tavola di Rosso Fiorentino firmato e datato 1521, e conservato nella Pinacoteca di Volterra. La firma si trova su un’iscrizione sul piede della scala in basso.
L’opera fu dipinta su commissione della Compagnia Volterrana per la Cappella della Croce di Giorno.
La Deposizione del Rosso divenne l’opera più celebre della Pinacoteca civica di Volterra fin dal suo primo allestimento nel Palazzo dei Priori nel 1905: Gabriele D’Annunzio la rese celebre nel suo Forse che si, forse che no tanto da diventare agli occhi di turisti italiani e stranieri uno dei motivi per visitare la città.
L’opera fu senza dubbio il maggiore riferimento iconografico di Pier paolo Pasolini in una scena del film La Ricotta del 1963, insieme ad altre tavole come la Deposizione del Pontorno. La pala mostra un momento fino ad allora rappresentato raramente, ovvero la discesa del corpo di Gesù dalla croce subito dopo lo stacco, ispirandosi al racconto di Matteo (27, 45; 57), in cui la terra viene avvolta da una fitta oscurità. La scena è infatti ambientata al crepuscolo, con un delicato trapasso delle luci serali dalla linea dell’orizzonte alla parte alta del dipinto. Mai rappresentato prima e non descritto dai vangeli è il fatto del corpo di Cristo che sembra essere sul punto di scivolare dalle mani dei suoi soccorritori, che si affannano concitatamente per evitarne la caduta. L’esplosione emotiva di questo episodio è combinata, nella parte inferiore, con una forte spiritualità scaturita dalla ricca gamma di pose ed espressioni degli astanti, tra i quali spiccano la Madonna ferita dal dolore, la Maddalena inginocchiata e protesa verso di essa, san Giovanni piegato dal dolore. La disposizione asimmetrica delle scale genera un moto violento, accentuato dall’incertezza degli appoggi degli uomini che calano il corpo di Cristo.
Il Rosso ottiene il dramma per la volumetria angolosa che sfaccetta le figure (si veda la Maddalena e la sua veste, la figura più in alto di Nicodemo, ecc.), per il movimento convulso di alcuni personaggi, per i colori intensi prevalentemente rosseggianti stagliati sulla distesa uniforme del cielo, con la luce che incide da destra con forza, creando aspri urti chiaroscurali. La particolare stesura, con una sottile patina degli impasti, rende qua e là visibili l’imprimitura e gli strati sottostanti, rivelando talvolta curiose annotazioni autografe, come le scritte relative ai colori da impiegare, poi cambiate bruscamente in corso d’opera sulla spalla destra della donna in primo piano, che poi è invece colorata di un rosa salmone, o “azzurro” nel panno del depositore più basso (che invece è giallo) o nello chignon della Maddalena.
Le deformazioni dei corpi e dei volti giungono all’estrema esasperazione: il vecchio affacciato dall’alto sulla croce, Nicodemo, ha il viso contratto come una maschera. I depositori formano una sorta di circolo, complessamente articolato sui piani in tre dimensioni delle scale, che asseconda la forma centinata della pala, anche tramite il mantello di Nicodemo.
Sullo sfondo, al bordo dell’intenso blu, si intravedono, piccolissimi, alcuni armigeri, simbolo della perfidia e malvagità umana che ha condotto Cristo sulla croce.
Tratto da: www.wikipedia.org