I PRINCIPALI STILI DEL PRESEPIO
Il presepio popolare
All’inizio del Cinquecento, alle figure della Madonna, di San Giuseppe, del bue e dell’asinello, si aggiunsero altri e numerosi elementi decorativi, rendendo il preepe più popolare: angeli, pastori e agnelli, la stella cometa, i magi, e poi anche gente comune, mandriani, lavandaie, fabbri, botteghe, taverne e così via. Si andava affermando quella che sarebbe rimasta una delle principali caratteristiche del presepe, la sua atemporaneità. Aspetto questo che caratterizza in maniera speciale la tradizione presepiale napoletana, la cui vera portata e il cui lascito culturale risiedono nel realismo delle sue rappresentazioni (vedi). (Testo tratto dal catalogo della mostra curata dal Lions di Padova”Il presepio fra arte storia e tradizione” – Bonomia University Press)
Nel presepio popolare lo scopo è la riproduzione delle varie scenografie legate alla Natività in un contesto in cui l’uomo moderno può riconoscersi. In teoria qualsiasi luogo potrebbe essere utile al fine, ma i presepisti preferiscono riprodurre borghi , ambienti rurali, fattorie, stalle, che evocano un tempo dai ritmi lenti in cui le costruzioni hanno i colori sbiaditi, i vestiti sono quelli dei mestieri umili e, nel complesso, si può respirare un’atmosfera di serenità, fissando un’immagine di calda suggestione.
Il presepio orientale o palestinese
Il presepio orientale o palestinese è lo stile che persegue l’esatta riproduzione di ambienti, personaggi e oggetti tipici dell’età e del luogo in cui nacque Gesù. E’ il vero presepio, benché, proprio il dovere di attenersi a una scenografia di quel tempo e di quei luoghi, non consenta innumerevoli rappresentazioni. Se, per esempio, si decide di realizzare una natività, è più verosimile pensarla all’interno di una grotta, all’aperto sotto una tettoia, o accanto a un rudere, ma non in una casa. Nonostante i testi rimangano abbastanza vaghi circa il luogo dove nacque Gesù. Anche dal punto di vista degli oggetti, delle abitazioni o delle suppellettili, le possibilità di variare sono poche.
E’ però possibile giocare con il momento che si vuole riprodurre per avere a disposizione svariate declinazioni. Utilizzando ad esempio i vari temi della “Fuga in Egitto”, dell'”Annuncio ai pastori”, della “Visitazione”, della “Ricerca dell’alloggio” o della stessa classica “Natività”, nelle varie fasi della giornata, ecco ampliarsi di molto le possibilità scenografiche.
Il presepio della tradizione napoletana
(Testo tratto dal catalogo della mostra curata dal Lions di Padova”Il presepio fra arte storia e tradizione” – Bonomia University Press):
(Testo tratto dal catalogo della mostra curata dal Lions di Padova”Il presepio fra arte storia e tradizione” – Bonomia University Press):
La vera portata e il lascito culturale di questo stile risiedono nel realismo delle sue rappresentazioni. Il presepio non è più solo un simbolo religioso, ma uno strumento descrittivo, identificativo e unificante della comunità di appartenenza, nella sua dettagliata composizione.
Colori, profumi, voci della vita di ogni giorno si ritrovano prepotentemente e invadenti nel presepio napoletano: un universo cosmopolita fatto di musici e danzatori, pastori e nobildonne, mori, circassi e turchi, somari e cammelli e poi frutta e verdura, caciotte e salumi, un’abbondanza di tutto ciò che nella realtà è solo un irraggiungibile sogno per ill popolino che nel presepe vive quasi una redenzione culinaria oltre che spirituale.
Perchè a Napoli il presepe non è solo splendori barocchi, statue lignee con occhi di cristallo, stoffe pregiate e finimenti preziosi. E’ una tradizione profondamente radicata nell’animo del popolo napoletano. E’ il presepe di Luca Cupiello, che Edoardo De Filippo ha consegnato all’immortalità nella sua commedia Natale in casa Cupiello, con statuine anche rabberciate, ma con una storia e tanti ricordi alle spalle, con un loro “posto in famiglia” nella notte di Natale.